Bruges e la notte delle beghine

Lo ricordo come fosse ieri. Invece di tempo ne é passato, e parecchio anche. E’ accaduto durante un breve viaggio a Bruges, incantevole città nelle Fiandre, circondata e attraversata da canali. Ci siamo arrivati ai primi di dicembre, quando laggiù il buio scende presto e la nebbia non si alza mai, densa e avvolgente. E già alle quattro del pomeriggio i locali sono illuminati soltanto dalla luce di candele. Completamente. All’indomani del nostro arrivo, di buona mattina, usciamo dall’hotel e camminando liberamente, la mia attenzione viene attratta da un piccolo ponte che termina di fronte ad un portone, vecchio e chiuso. Nell’acqua, malgrado il gelo, ci sono meravigliosi cigni bianchi e papere vivaci. Mentre noi siamo intirizziti dal freddo. Pochissime persone intorno. Sento una particolare attrazione verso quel ponte, una curiosità mista ad emozione. Voglio entrare, varcare quel portone. Lo facciamo e ci troviamo in uno spazio aperto e immenso. Impensabile dall’esterno. Verde, alberi, molti dei quali secolari. Piccole case bianche, tutte uguali. Una chiesa. E’ il Begijnhof, il beghinaggio di Bruges, fondato nel 1245 che ha ospitato le beghine fino al 1928. Ci siamo rimasti un paio d’ore. Con grande emozione. Perché, al di là di tutto, i beghinaggi hanno permesso alle donne, di diversa estrazione sociale, di fare una scelta certamente forte ma che le ha affrancate dall’autorità maschile, permettendo loro già dal Medioevo, di vivere, studiare e lavorare in luoghi in cui vi era, di norma, una tranquillità “buona”. Ed è anche per questo che, quando ho visto in libreria, una copia del libro “La notte delle beghine”, è stato naturale trovare un posto a sedere e iniziare a leggerlo. E una storia affascinante ha cominciato a dispiegarsi. Ambientato in una Parigi del 1300, sconvolta dal potere senza limiti dell’Inquisizione, questo romanzo storico ha il grande pregio di tratteggiare personaggi, l’anziana beghina Ysabel, la giovane Maheut dai capelli rossi che fugge da un matrimonio impostole ed è inseguita da un frate francescano, che lentamente si “raccontano” per farsi comprendere e per farci capire. In fondo, è un’opinione personale, essi sembrano incarnare degli archètipi che da sempre esistono nell’animo umano. Forse è per questo che dopo poche pagine si avverte una sensazione di sintonia e curiosità nei confronti di personaggi senza tempo e di grande carisma. La notte delle beghine di Aline Kiner-Neri Pozza Editore
Marie