PITTI FRAGRANZE 16

E’ stato strano quest’anno arrivare a Firenze per PITTI FRAGRANZE e pensare di aver sbagliato stagione: sembrava di essere in piena estate. Tutto faceva pensare a questo: i 30 gradi, l’afa, la luce, più intensa di quella morbida che prelude alla stagione autunnale. E più di tutto le persone: in perfetta tenuta estiva da turisti desiderosi di godere appieno di una bellezza diffusa. Così non ho resistito e poiché ero in netto anticipo per registrarmi alla Leopolda, mi sono istintivamente diretta verso Via della Scala dove si trova l’Officina Profumo-Farmaceutica Santa Maria Novella. L’Officina era inserita nel contesto degli eventi Fuori Salone di Pitti Fragranze, con la possibilità di prenotare visite guidate. Conosco bene questo luogo in cui il tempo è sospeso e ritrovarlo ogni volta, come se l’avessi lasciato un istante prima, è una grande emozione. In effetti, l’Officina, fondata nel 1221 dai frati domenicani, è aperta al pubblico dal 1612 e da allora produce e vende profumi, saponi e cosmetici seguendo i procedimenti artigianali dei frati. Una volta varcato l’ingresso dell’Officina ci si trova in una sala adibita all’esposizione e alla vendita di prodotti che in passato era una delle cappelle del convento. Ho guardato, di nuovo e di nuovo ancora. Sentito e risentito fragranze che conosco e altre che comincio a conoscere. Ho camminato guardandomi intorno in modo leggero proprio per “sentire” meglio l’atmosfera del luogo. Prima di uscire, ho acquistato due prodotti che amo molto (non solo io): il latte detergente (Latte da Toilette) e la Crema pre-dopo barba. Poco dopo, mi sono incamminata verso la Leopolda. Pitti Fragranze mi ha accolta,come ogni anno, in un’atmosfera piacevolmente ovattata rispetto all’esterno. Appena entrata mi sono fermata da Technique Indiscrete di cui amo le fragranze poiché c’è in ognuna di esse un tocco leggero e bianco, come dice un caro amico che di profumi se ne intende. Per citarne alcuni: Veloutine, una violetta rivisitata, alleggerita e abbracciata sul fondo da note muschiate e calde come la pelle. Fleur de Papier è un fiorito speziato davvero intrigante in cui appena oltre le note fiorite, emergono quelle calde e avvolgenti di garofano, chiodi di garofano, gelsomino che appoggiano su una base di toni legnosi. E poi fra le Eaux è molto piacevole, a mio avviso, Tilleul. Una particolare menzione per Jerusalem, un omaggio alla città, culla di civiltà, da parte del naso, Louison Libertin. Olivier Durbano ha presentato, PyritAnaTra, la 14a fragranza del suo Poema di Pietre. L’ ispirazione di questa creazione è la pirite che significa e simboleggia il fuoco. Durbano ci affascina con lo studio profondo che “sostiene” il suo fare, la continua ricerca spirituale che è, in un certo senso, la sua cifra e che olfattivamente viene resa con l’incenso, nota che accomuna tutte le sue creazioni. Una piramide olfattiva complessa, sfaccettata che scivola sulla pelle come una carezza e proprio come una carezza non finisce mai lasciando sensazioni che si distendono con il trascorrere del tempo. Un profumo elegante. La grazia, l’essenzialità e la delicatezza sono la cifra di Mya Shinma e delle sue creazioni: linee pulite e sofisticate insieme. Amo particolarmente L’Eau de Mya Shinma, linea che si ispira ai nomi antichi e desueti per indicare i colori in giapponese. Le mie preferite sono Yamabuki, la Rosa del Giappone, un agrumato legnoso, una delle fragranze più luminose che io abbia mai sentito e di cui non riesco a fare a meno in questo inizio di autunno, in cui la luce è piacevolmente morbida e l’aria frizzante e profumata. E poi KIKYO, nome comunemente dato in Giappone ad un fiore azzurro considerato “uno dei sette fiori autunnali”, un esperidato speziato le cui note pungenti di zenzero, petitgrain e neroli si adagiano su note di fondo d’iris, incenso e muschio bianco. E’ una fragranza particolarissima tuttavia sussurrata, elegante, essenziale nella sua costruzione piena di poesia. TERESA HELBIG, stilista spagnola, ha presentato fragranze interessanti… spicca in particolare “A bulldog in the Atelier”, un legnoso aromatico che racconta dello sguardo vigile e attento del bulldog di Teresa, testimone silenzioso di tutto ciò che accade nell’Atelier. Una menzione particolare per l’ultima creazione di Antonio Alessandria, Fàra, che lo conferma come naso talentuoso, raffinato coinvolto in una continua ricerca estetica. Questa fragranza parla intimamente della Sicilia e della sicilianità del creatore, parla di consuetudini piacevoli come quella di dissetarsi in chioschi caratteristici con bevande agrumate, a cui viene aggiunto sale, nelle ore più calde della giornata, la fàra, appunto. Bevande fresche e dissetanti, spesso bevute tutte d’un fiato. Ed è cosi che gocce di questo liquido spesso cadono sulla pelle, generando un odore di limone e sale mischiato all’afrore del corpo. Uomo elegante e d’altri tempi ( spero non me ne voglia Antonio Alessandria, è un complimento per pochissimi), ha offerto a me e ad altre persone presenti deliziosi dolcetti siciliani. Sarà stato il gusto intenso di mandorle a stordirmi piacevolmente, sarà che da tempo non sentivo qualcosa di così originale, fatto sta che ho detto chiaramente all’autore ciò che pensavo. Fàra,è la fragranza più erotica, sessuale direi, che io abbia sentito negli ultimi anni. Mi ha sorriso. L’eleganza è così, semplice e senza tempo.
Marie