Schiphol (Amsterdam), un non-luogo pieno di colori

Viaggiamo spesso in Europa, per motivi differenti, la maggior parte dei quali non riguarda le vacanze. Con buona pace della mia idiosincrasia per fare e disfare bagagli, per quanto alla fine prevalga il piacere di viaggiare nel nostro vecchio continente, così ricco di cultura e di arte. Dunque, abbiamo una certa familiarità con gli aeroporti che nella mia mente rappresentano una terra di mezzo, complessa da attraversare, interessante da osservare. Strani luoghi, però, gli aeroporti. Anzi, non-luoghi. Dove, al di là di chi ci lavora, ciascuno si reca con la mente già protesa verso un altrove. E potremmo stilare un elenco degli infiniti altrove esistenti dentro di noi. E se è vero che un po' gli aeroporti si assomigliano fra loro, è altrettanto vero che ce ne sono di speciali. Ecco, il mio non-luogo preferito è l’aeroporto di Schiphol ad Amsterdam. Lo scorso autunno siamo stati in una sperduta e incantevole località sul Mare del Nord per un impegno di mio marito e siamo atterrati in questo immenso spazio dove regna un caos molto ordinato. No, a Schiphol non ho visto negozi eleganti e lussuosi. Ma ci sono quegli slarghi, quasi a richiamare una sorta di piazza virtuale, animata da negozi che potrebbero esserci in qualunque città… cioccolaterie, ricolme di scatole di praline, chioschi dove poter acquistare un fragrante fish and chips e poi… meravigliosi e coloratissimi negozi di fiori... un tripudio di tulipani dai colori mai visti, molte delle bulbose che vi possono venire in mente, orchidee Phalaenopsys attraenti come farfalle esotiche e, infine, i miei adorati Amaryllis. Chi mi conosce bene sa che amo particolarmente gli Amaryllis bianchi e che mi piace offrirli in dono nel periodo che precede il Natale. Ma negli ultimi anni, ho faticato a trovarli nella città in cui viviamo, e dintorni. Quindi, quando lo scorso dicembre (erano i primi giorni del mese) a Schiphol mi sono trovata davanti una pletora di Amaryllis svettanti, mi è sembrato un sogno, li avrei acquistati tutti. E’ intervenuto mio marito, mentre già stavo parlando con la commessa: dove avrei messo tutti quei bulbi enormi? Mi chiese. Avevamo un viaggio ancora abbastanza lungo... e poi una volta arrivati sul Mare del Nord, dove li avrei tenuti? In una stanza d’albergo con temperatura tropicale? Purtroppo aveva ragione. Ma non mi sono persa d’animo. Li avrei acquistati al ritorno, cascasse il mondo, l’avrei fatto. E così cinque giorni dopo, con la mente ancora immersa nello sferzante e gelido vento del Mare del Nord, con quelle casette già tutte decorate e illuminate per la festa del Natale, il buio profondo dalle quattro del pomeriggio e la cordialità bonaria di questi Olandesi, siamo tornati a Schiphol alle 5 del mattino. Eravamo sufficientemente stanchi ma non avevamo messo in conto i controlli aeroportuali rigidissimi: tutti i passeggeri (almeno in quella fascia oraria), noi compresi, siamo stati controllati con uno scanner a tutto il corpo o total body, i bagagli a mano in modo ossessivo… io e una turista americana ci siamo confortate e anche lamentate… persino le matite cosmetiche venivano aperte una ad una… Lei diceva: una cosa così mai vista neanche negli aeroporti più importanti degli States… Alla fine di tutto questo, ci siamo resi conto che avevamo davvero pochissimo tempo a disposizione prima dell’imbarco. Quindi, colazione saltata. E io avevo l’idea fissa di correre a comprare gli Amaryllis… Mio marito ha cercato di dissuadermi, invano. Almeno uno, gli ho detto, e poi corriamo agli imbarchi. E così è stato. Mezz’ora dopo eravamo su un volo Alitalia quasi deserto a quell’ora del mattino. Così ci siamo messi tutti comodi. Per quanto riguarda noi due, mio marito ha occupato due posti, il corridoio in mezzo, io gli altri due, dall’altro lato. E poi, sul sedile accanto al mio, ho posizionato il mio meraviglioso Amarillo, affrancandolo con la cintura di sicurezza… Non avrei mai voluto vedere il mio chilo e mezzo di bulbo ruzzolare per tutto l’aereo. E’ passata l’hostess, prima del decollo, per controllare che tutto fosse a posto… Temevo dicesse qualcosa, invece mi ha guardata, l’ha guardato e ci siamo sorrise. Mi sono addormentata tranquilla.
Marie