Riga: - 18°

Strano pensare adesso, a primavera ormai inoltrata, al nostro soggiorno in questa città meravigliosa e gelida, di un fascino sottile che, è il caso di dirlo, ti prende la testa. A fine febbraio, appena scesi dall’aereo infatti, abbiamo subito percepito lo sbalzo termico rispetto alle più ragionevoli temperature italiane e più tardi, dopo un pranzo luculliano che ha fatto onore alla tradizione culinaria lettone, abbiamo camminato a lungo avvolti in parka da spedizione al Polo Nord… e io a chiedermi come facessero le donne lettoni a portare quei graziosi cappellini senza andare in ipotermia. Il mio silenzio e, probabilmente, il mio colorito, devono aver insospettito mio marito che ha pensato bene di infilarci in un ipermercato. Devo dire che l’intuizione è stata geniale: perché alla fine, dopo essere entrata e uscita da vari negozi, ho deciso di entrare in uno che vendeva cappelli e sciarpe (anche perché rifiutavo l’idea di acquistare un colbacco, molto diffuso in città fra uomini e donne. Mi avrebbe sicuramente ben protetta dal freddo ma la sola idea mi sembrava terribile). Ed è lì che si è svelato l’arcano. Anche grazie all’aiuto della commessa, (una simpatica signora lettone che parlava perfettamente italiano, avendone sposato anni prima uno che a tutt’oggi non vuole concederle il divorzio), ho toccato con le mie mani cappellini deliziosi in lana, decorati con fiori delicati, straordinariamente imbottiti per proteggere da un freddo che definire pungente è riduttivo. E, ovviamente, ne ho acquistato uno. Il miglior acquisto degli ultimi mesi, non facevo altro che ripetere a mio marito mentre finalmente passeggiavamo tranquilli nelle viuzze della città antica. C’è molto da vedere a Riga. Meraviglioso il Duomo che si staglia imponente in una piazza immensa che, in effetti, richiama i grandi spazi delle città russe. Anche se poi si rimane incantati nel vedere viali di edifici in stile Art Nouveau e la luce grigia del Mar Baltico a far da sfondo a tutto questo mentre il Monumento alla Libertà si erge a ricordo di un’indipendenza raggiunta con grande sacrificio. Questa volta non abbiamo fatto i turisti nel senso classico, cioè visitando chiese e musei, con programmi dettagliati e ritmi da soldatini. Anche perché mio marito era lì per lavoro. E io, sola di solito fino a tardo pomeriggio, ne ho approfittato anche solo per respirare, capire meglio il mood di questa città che mi ha stupita poiché riesce a far convivere la tradizione con una contemporaneità inaspettata e gradevole. Particolare l’atmosfera che si respira in questa città ricca di negozi di artigianato, di pasticcerie antiche e invitanti, di negozi d’antiquariato ma anche di grandi magazzini con reparti Beauty che nulla hanno da invidiare ai nostri. E poco importa se al calare delle luci della sera, la città si trasforma. E’ capitato anche a noi di passeggiare, dopo cena, in una delle piazze più conosciute e di guardarci negli occhi basiti. Perchè quello che fino all’imbrunire era un elegante caffè dove potersi fermare e gustare una buona tazza di cioccolata calda si era trasformato in un night con tanto di luci psichedeliche e ballerina seminuda su un cubo. Io, credo di essermi comportata correttamente con mio marito: gli ho chiesto se volesse entrare. Mi ha guardata come se avessi detto chissà cosa e ha detto : “Meglio che torniamo in hotel”. Forse sarà stato stanco, perché aveva avuto una giornata di riunioni. Mah, chissà se si è pentito...
Marie